Come sta cambiando la nostra vita lavorativa a causa del Covid-19? Ce lo spiega un articolo pubblicato dalla British Psychological Society che raccoglie i risultati di alcuni recenti studi sull’impatto del lavoro da casa (o smart working come viene definito in Italia) sulla salute mentale dei lavoratori.
L’articolo (qui la versione in inglese) che riporto in sintesi suggerisce anche alcuni comportamenti che possono migliorare le condizioni di chi in questo periodo è costretto a lavorare da casa.
Come cambia il vissuto
Com’è noto, a inizio pandemia le persone sono passate dal lavoro in ufficio al lavoro da casa, poi sono tornate in ufficio con distanziamento e poi di nuovo al lavoro da casa.
Sono stati confrontati i risultati di due ricerche sull’impatto del lavoro sulla salute mentale dei lavoratori. Una svolta a gennaio 2019 (pre-Covid) e l’altra nell’estate del 2020. Il confronto mostra che non ci sono stati cambiamenti sostanziali nei risultati tra la prima e la seconda ricerca. Per il 35% degli intervistati il lavoro ha un impatto positivo sulla salute mentale e per il 27% un impatto negativo. Nella seconda ricerca si passa rispettivamente al 34% e al 26%. Secondo questi dati quindi tutto sommato il covid-19 non ha avuto un grosso impatto sulla salute mentale. Tuttavia nella seconda ricerca gli intervistati riferivano alti livelli di ansia e il timore di contrarre il virus sul posto di lavoro. Inoltre la metà degli intervistati riferiva, sempre sul luogo di lavoro, anche un peggioramento delle relazioni sociali. Perciò se l’impatto sulla salute mentale non era molto cambiato ciò che invece era cambiato e che causava difficoltà era il nuovo modo di lavorare.
Perché il lavoro da casa è peggiore
La crisi pandemica ha creato le condizioni per “il più importante e significativo esperimento sociale di lavoro digitale da casa che si sia mai verificato” afferma il prof. Abigaille Marks dell’Università di Stirling in Scozia. Egli sostiene che il lavoro da casa è emancipatorio e flessibile tuttavia “questo nuovo ordine mondiale in cui la casa diventa un luogo di lavoro multi occupazionale e multi persona non solo sfida i confini ma anche la concezione dello spazio domestico”. L’indagine ha evidenziato che 1 persona su 3 condivideva lo spazio di lavoro da casa. Il 37% riferisce che i conflitti domestici sono aumentati e 1 su 4 riferisce di stare male o molto male in temini di salute in generale. Il trigger (fattore scatenante) più citato è stato “interrompere e essere rumorosi mentre si lavora”.
Come far fronte alla tensione
L’articolo evidenzia che chiunque lavora da casa con il proprio partner magari nella stessa stanza ha più probabilità di sviluppare sintomi legati all’ansia e alla depressione. Un predittore sembra essere un aumento della tensione tra i partner a causa di richieste, critiche, o semplicemente “mi dà sui nervi”.
Il gruppo che ha condotto la ricerca suggerisce alcune strategie di coping positivo che è possibile adottare:
- strutturare e seguire un programma di cose da fare durante il giorno
- ricordare a se stessi che le cose andranno meglio
- svolgere attività piacevoli per distrarsi
- prendersi cura degli altri o di chi ha bisogno
- svolgere delle attività che segnino il confine tra lavoro e vita privata come per esempio fare una passeggiata
È pur vero come sottolineano i ricercatori che nessuna di queste strategie impedirà di creare tensione a vicenda ma possono alleviarla.
Superare il privilegio della presenza
Molte aziende sono convinte che la presenza fisica sul luogo di lavoro sia da privilegiare. Ma dal momento che non si può far a meno delle web conference le aziende dovrebbero rendere queste modalità di scambio comunicativo più rispettosi dei confini tra lavoro e vita privata.
Così come nessuno si sognerebbe di irrompere in una cena di famiglia o nell’ufficio del collega per avere una risposta di lavoro immediata allo stesso modo bisogna essere rispettosi dei confini tecnologici. Chi non ha mai ricevuto una mail dal proprio capo al di fuori dell’orario di lavoro?
Quello di stabilire confini non è un tema nuovo ma ora che il lavoro da casa è diventato una modalità molto comune le organizzazioni dovrebbero stabilire regole tecnologiche chiare a vantaggio di tutti. Ciò che suggeriscono questi studi è che qualsiasi cosa i datori di lavoro facciano per migliorare le condizioni del lavoro da casa non può che essere positiva sulla salute mentale.
Riprendere il controllo
Infine, l’articolo evidenzia un altro importante aspetto che ha avuto un forte impatto sulla salute mentale durante il lockdown: la perdita del senso di autonomia. Le persone infatti lamentavano soprattutto una mancanza di autenticità e senso di controllo sulla propria vita. L’autenticità è una componente molto importante del senso di autonomia e si esprime quando sentiamo che valori, obiettivi e comportamenti sono coerenti fra loro. Il senso di controllo è legato alla capacità di far fronte (coping) in modo efficace alla situazione sia in senso pratico sia in senso psicologico.
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